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VIVERE ... UNA FAVOLA

ISBN-9788899792015

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Non ditemi che non vi piacerebbe vivere in un mondo di fiaba! Ma lo sapete che Il nostro è un mondo di fiaba e che la nostra vita è una fiaba, soltanto che noi non ci facciamo caso? Mille sono i personaggi che abbiamo vicino a noi e che influiscono sulla nostra vita e sul nostro agire. Personaggi i quali, noi stessi riconosciamo loro, nomi di personaggi di Fiaba!

La moglie, la ex moglie, il marito, l’ex marito, la suocera, i figli, i colleghi di lavoro, i capi, gli amici…

Leggendo queste fiabe, indirizzate a tutte le età, potreste scoprire il vero mondo in cui vivete e che sino ad oggi vi era sconosciuto.

LA COPERTINA                                                DEBORA MOLON

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LAYOUT                                                             DARIO MOLON

​

IMMAGINI INTERNE                                      VINCENZO MAZZA

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TESTI                                                                 DARIO MOLON 

​

REVISIONI                                                        DOLORES MOLON

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CASA EDITRICE                                               PAV

  € 13,00 prezzo di copertina

Ordinandolo presso l'autore nessuna spesa di spedizione - SOLO PER L'ITALIA

LA FATA E IL DRAGO



 

di una fata
e di un drago
vi voglio raccontare,
una storia che è bene
stare ad ascoltare.

Perché qualcosa
può insegnare,
e forse
qualcun allietare.

Non è una storia
con una conclusione,
perché è appena iniziata
la loro unione.

Una storia strana,
misteriosa,
ma per niente
fantasiosa.

La storia
di un drago
brutto assai,
che nel corso della sua vita
ha passato molti guai.

Di una fatina
dolce ed intraprendente,
che le piaceva
stare in mezzo
alla gente.

S’incontrarono
un giorno
incredibilmente,
sol perché
il pensier del drago,
a lei piaceva,
immensamente.

Non l’avea visto
personalmente,
non sapeva
quanto era brutto
realmente.

Mentre lui,
preso dai suoi pensieri,
non s’era accorto
che i pensieri
di lei,
si facevan seri.

Gli eventi l’avean
così abbruttito,
che l’animo suo
s’era un attimo
inaridito.

Mentre
Lei,
con il suo
grande amore,
accarezzava
quel suo duro
cuore.

Passarono i giorni,
le settimane
i mesi,
scambiandosi
i pensieri,
e della vita,
i propri
pesi.

Innamorandosi
entrambi
improvvisamente,
e volendosi conoscere
immediatamente.

Fu allora
che il drago innamorato,
decise di mostrar
l’aspetto
tanto odiato.

Non sapendo
che l’amor
in lui nato,
agli occhi
di lei,
lo avevan
trasformato.

Un bel giovane
or lei
lo vedeva,
dalle sembianze umane,
quanto le piaceva.

Decisero così
di andare a vivere
insieme,
seppur per gli altri,
non era bene.

Non eran uguali,
nemmeno simili,
come coppia
eran facilmente
distinguibili.

Nella società
delle regole
avevan infranto,
ma il loro amore
era tanto.

Da cambiar
del drago l’aspetto,
da poter così alla fata,
stare al cospetto.

Mostrando così
al mondo
intero,
cosa riesce a fare
un amore
vero.

LE GAZZE

​

 

Come ogni uccello
dell’emisfero,
è favoloso
e austero.

All’uomo
lo han voluto paragonare,
o meglio
ad un suo modo
di fare.

Gazza ladra
le han detto di essere,
ma questo
è sol dell’uomo,
un malessere.

Perché è l’uomo
che dal possesso è tediato,
perché col pensiero
oltre è volato.

Perché ad ella piaccion
solo gli oggetti luccicanti,
come del resto
piacciono a tutti quanti.

E se
tali oggetti
li vuol sotterrare,
non è certo come l’uomo
che agli altri
li vuol sottrarre.

Il suo
è sol un gesto istintivo,
che di malignità
è privo.

Malignità
che noi invece
le abbiam col nome dato,
perché è nostro
il pensiero
malato.

Da esser
a volte
disposti a rubare,
perché vogliamo
nella nostra vita,
sol accumulare.

Senza voler capire
che i tesori che accumuliamo
poi lasciarli dobbiamo.

Mentre le gazze,
per chi le conosce,
di vivere meglio di noi
sembran consce.

Perché godon
di quel che gli vien dato in natura,
e la lor vita
rispetto alla nostra
non sembra
più dura.

Sicuramente
la vivono intensamente,
perché godon di essa
e non son ansiose
di niente.

Mentre noi
che abbiamo una mente,
siamo ansiosi del futuro
continuamente

Aumentando
le nostre ansietà,
ed il risultato lo vediamo
in questa nostra
società.

E tale nome
forse le abbiamo dato,
perché invidiosi,
siam consapevoli
del nostro
stato.

Che comunque
possiam cambiare,
se le gazze
stiamo a guardare.

Di come e dove
volano indisturbate,
in alcune
splendide vallate.

Vallate
che se vogliamo
possiam trovare,
basta che le vogliam
cercare

Perché sol da noi
dipende il poter
godere la vita,
perché le gazze
ci mostran
qual’è
la sua bellezza
infinita

LA FATA

​

​

​

È dalla notte dei tempi,

che gli uomini sognano

strani avvenimenti.

 

Come

l’immaginario collettivo,

di maghi e streghe

non è privo.

​

Un mondo di magia,

dove ognun guida

gli avvenimenti,

secondo la propria

fantasia.

 

Un mondo

fatto di buoni e cattivi,

per far evadere

la nostra mente

da schemi

restrittivi.

​

Si imputa

ad orribili megere,

di far naufragare

le nostre chimere.

 

Con l’aiuto

di orchi e draghi,

se non addirittura

terribili maghi.

 

Perché

son più i dolori

che viviamo nella nostra vita,

anche se vorremmo andasse

sempre dritta.

 

E a qualcun

la colpa la dobbiamo dare,

se a noi stessi gli errori

non vogliamo

imputare.

 

Quindi riconoscere

un mondo di magia,

come d’incanto le nostre colpe, portiamo via.

 

Così prendon corpo

fiabe incantate,

dove appaiono pure

le fate.

 

Perché comunque

un aiuto sempre cerchiamo,

perché da soli contro la magia

non ce la facciamo.

 

E se

la fata buona

non comparisse,

chi la nostra vita gestisce ?

 

La fata

è la speranza per il futuro,

che ti permetterà

di vivere sicuro.

 

Di poter

vivere felicemente,

perché protetto costantemente.

 

Una

splendida fanciulla,

così la mente dell’uomo

si trastulla.

​

Dal potere

straordinario,

per abbatter ogni ostacolo dell’immaginario.

​

Tu non credi

alle fate ?

Sono solo pensieri

di menti malate ?

 

Ma si hai ragione,

guarda pure in faccia la realtà,

ma domandati,

perché lui sorride nonostante

tutto male gli va ?

 

Perché nelle fate

egli crede,

e uno splendido futuro

egli vede.

 

Forse dirai

che è un illuso,

ma vedrai

che quando il suo sogno

si realizzerà,

una fata sul suo comodino,

troverai di sicuro.

Presentazione "VIVERE ... UNA FAVOLA " presso libreria Librarsi, lettura del primo verso, "VIVERE ... UNA FAVOLA"

Se qualche volta, leggendo questo"Vivere...una favola" (di "Un uomo qualunque Dario Molon") si avesse l'impressione di una scrittura poetica troppo decisamente gnomico - dimostrativa, troppo orientata a esortare-"ammaestrare", questa sarebbe solo un'impressione fuggevole, sbagliata, perché, a parte la necessità di "tenere la rima",  in quello che è sostanzialmente un duplice poemetto, se guardiamo, cioè leggiamo attentamente il testo , esso è decisamente allegorico, da "cantastorie maturo" che, partendo da esperienze biografiche e autobiografiche (non importa stabilire, però, quanto, cioè fino a che punto), da narratore in versi, da"scaldo", da"cantore morale", vuole convincere i lettori/le lettrici dilettando (antico e insuperato motto), non si compiace di "piccolo cabotaggio" ma parte da qualcosa di solidamente sperimentato, di esistenzialmente esperito.  A parte l'utilità di tutta la prima parte, introduttiva-"protrettica", che potrebbe  valere per un'introduzione degli studenti, oggi in disarmante condizione di "ignoranza" (letteralmente intesa, non in accezione offensiva) rispetto a tutto il patrimonio mitologico, comprendente figure mitico – simbolico -archetipiche, c'è da dire che tutto il resto è una rilettura originale di quanto ci dice la cultura classica, senza però nessun feticismo antichista né improvvide modernizzazioni.  Alcuni esempi analitici:  se in"Bugia" (n.10 de "E la favola...continua" si dice dell'"amore che nulla teme", il verso ci richiama chiaramente il virgiliano"Omnia vincit amor" (Virgilio, Bucoliche, X, 69) che, con il soggetto in prima posizione, è nel dipinto caravaggesco "Amor vincit omnia"; nella sezione"Drago ribelle"(XI), il "Correvano tutti dietro al luccichio dell'oro", a parte l'importanza della riproposizione della giustizia sociale in un contesto"fiabesco", c'è il richiamo all'"Auri sacra fames", del Virgilio epico (Eneide 3, 57), dove la"miserabile fame dell'oro"è oggi onnipervasiva, come Molon individua bene, con acutezza. Altrove (XII), oltre al richiamo al"Male oscuro" (un grandissimo titolo di Giuseppe Berto), si richiama l'atroce locuzione medievale"Mors tua, vita mea" (tradotto appunto letteralmente in italiano "Morte tua, vita mia". In XIII, poi, addirittura il culmine, volendo, perché vi si trova "Il non praevalebunt" evangelico (Matteo 16, 18) in quanto non prevarranno - nel Vangelo - le porte degli inferi contro la fede della"Chiesa",  intesa come comunità di fede, non in senso gerarchico.  Qui, nella narrazione epico - poetica, l'espressione è laicizzata, il senso è però lo stesso: "Per scoprire/ chi al suo fianco/vorrà lottare,/perché il bene possa trionfare".  In seguito, anche cenni al darwinismo sociale della nostra società "cannibalesca", di un individualismo legato al peggio dell'ofelimità. Temi importanti quanto  espressi in modo estremamente"proprio", ossia, letteralmente, adeguato.   

 Eugen Galasso  

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